RORY, DA (RI) SCOPRIRE!

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Irlandese. Conosciutissimo in patria tanto da guadagnarsi un posto addirittura sui francobolli nazionali come icona della musica al fianco degli U2 e di Van Morrison. Ragazzo prodigio e musicista professionista prima dei ventenni quando già aveva fondato e diretto due band di successo (The Impact e Taste). Amante del rock’n’roll ma anche del blues senza rinnegare le sue radici irlandesi. Melody Maker’s Top Musician Of The Year (1972) e vincitore di un golden (Live in Europe) e di un platinum (Irish Tour ’74) album per record di vendite. È Rory Gallagher, uno dei grandi del blues-rock, meraviglioso musicista, attualissimo, dalle liriche semplici e dal suono potente, con una forte personalità, chitarrista di altissimo livello sia quando si cimenta con pezzi borderline hard-rock che quando sfodera la vena folk e passa alla chitarra acustica, voce calda e dalle mille sfumature. Oggi è quasi dimenticato a 12 anni dalla prematura scomparsa anche se nel cuore di molti (il mio sicuramente) occupa un posto di rilievo. Rory era un animale da palco ed ha dato il meglio di sé nelle centinaia di tour in tutto il mondo fino a pochi giorni dalla fine. È stato apprezzato ed amato dal pubblico ma anche dai colleghi che spesso lo hanno voluto al loro fianco; colleghi importanti come i Rolling Stones, Muddy Waters, Jerry Lee Lewis, Albert King, Roger Glover e molti altri. Nei suoi 16 album come solista ed alcuni postumi curati dal fratello Donal ci ha lasciato veramente grande musica, dove si evidenzia una perenne ricerca di nuove sonorità e modelli espressivi ma con una fedeltà assoluta alle tradizioni del blues e del folk. Tutta la sua discografia è da ascoltare, pochissimi sono i momenti di calo della qualità musicale, ma se proprio dovessi consigliare due ascolti andrei agli estremi della sua carriera. Il primo album da solista del 1971 e l’ultimo postumo del 2003. Nel primo (titolo: Rory Gallagher) viene confermata la sua vena blues-rock ma sono evidenti anche contaminazioni jazz e fusion nelle 10 tracce e soprattutto nel capolavoro “I’m Not Surprised”. L’ultimo (titolo: Wheels Within Wheels) curato dal fratello, invece, è l’album che Rory non è mai riuscito a registrare ma che onora il suo grande amore per il folk; album semi-acustico, bellissimo, a volte triste, eccelle anche per i contributi di alcuni suoi grandi amici che rendono ancora più godibile l’ascolto: collaborano ai vari brani, infatti, Martin Carthy, Lonnie Donegan, Bela Fleck, Bert Jansch, Ronnie Drew and the Dubliners. Per chi non lo conosce è da scoprire, per chi lo conosce è da riascoltare, per chi lo ama è da non dimenticare!!

Davide Palummo

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