LA LINEA ROSSA TRA CORMAC McCARTHY E ROGER WATERS

      Che c’entra Cormac con Roger?
Cioè: che c’entra lo scrittore che con La strada ha vinto il Pulitzer 2007 con il musicista (non solo bassista, of course) a cui i Pink Floyd devono tutto la loro storia-forza-follia-visionarietà? C’entrano, anzi: c’è una “linea rossa” (direbbe Terence Malick) tra i due.
Cormac ha scritto alcuni tra i più bei libri che a un umano possa capitare di leggere: Cavalli selvaggi, Meridiano di sangue, Oltre il confine, Non è terra per vecchi. Roger Waters ha scritto il meglio dell’opus pinkfloydiano e ha contribuito non poco a rendere nobile-umano-intenso-esistenziale il rock scrivendo (spesso da solo) cosette come Ummagamma, Dark side of the moon, Whish you were here, Atom heart mother, The wall, The final cut (per non parlare del suo Amused to death).

Ne La strada Cormac distilla qualcosa che potrebbe sembrare “definitivo”: un mondo futuro nel quale un padre e un figlio percorrono un continente desolato e tremendo, cercando di fuggire da bande di “predoni” che violentano, sgozzano e divorano uomini e cose. In questa terra desolata (Eliot ringrazia) il padre – malato – si prende cura del bambino, lo protegge, non gli fa mancare nulla. La narrazione si rpotende nella descrizione minuziosa dell’istante, del ritrovamento di una scatoletta di tonno, nella pulizia del corpo in un laghetto nascosto, nei dialoghi semplici e terribili, nei sogni, nei risvegli. Ma proprio nei dialoghi (tra padre e figlio, tra i due e i pochi personaggi “rassicuranti” che vengono incontrati) c’è una costante, una domanda ricorrente che incombe: “ma papà, Dio c’è?”. “Se Dio ci fosse cosa direbbe?” Il padre non risponde e quando risponde è per negare. Accudisce il figlio, ma non sa evadere la risposta, che rimane sospesa, eppure mai cancellata, nell’aria, come se fosse già compito spossante quello di far sopravvivere il bimbo. Alla fine del libro – una conclusione che per pura cortesia non svelo – la domanda ritorna, rilanciata.
Alla fine si rimane con questa angoscia-speranza, che sempre più è la chiave dei libri di McCarthy, sempre più vicino a Dostoevskij e ai grandi autori che han fatto la storia della letteratura.
Ma che c’entra Roger Waters? Mentre leggevo La strada mi tornavano in mente le prime due strofe di Post war dream, la canzone di apertura di The final cut (1983), opera finale dei Pink Floyd: 

Tell me true, tell me why,                                     Dimmi la verità, dimmi
was Jesus crucified                                                 Perché Gesù è stato crocifisso 
The post war dream                                              Il sogno del dopo-guerra

Un collegamento arbitrario? Un collegamento forzato? Sarà, ma i collegamenti istintivi non devono nemmeno essere troppo “spiegati”. Waters è (insieme a Nick Cave, a Nel Young, a Leonard Cohen, a Van Morrison….) il più colto dei “visionari”. La domanda “Dio c’è?” e la domanda “Gesù Cristo è morto per me e per te?” sono la stessa domanda. In caso contrario qualsiasi risposta sarebbe ininfluente. Cormac incontra Roger. Grazie fratelli…

Walter Gatti

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