STEVE WICKHAM: VIOLINI, BACH E WATERBOYS

180px-steve_wickham_the_hague_2002_31.jpg  E’ stato più volte celebrato come “il più grande violinista rock della storia”, definizione della quale – per altro – lui stesso sorride. Steve Wickham, irlandese di Dublino ma da anni trapiantato a Sligo, città di leggende e roccaforte dell’irish music, non si considera un “violinista rock”, ma un musicista e basta. Il suo violino spazia da Mozart agli U2, dai Velvet underground a Miles Davis. Il suo suono, per tutti coloro (come il sottoscritto) che amano visceralmente tutto ciò che viene da sua genialità mister Mike Scott, è stato (ed è) struttura portante di una delle più trascinanti, visionarie, autentiche rockband della storia, i Waterboys (il loro sito web: http://www.mikescottwaterboys.com). Ora che, dopo anni di reciproche freddezze e di ripensamenti da parte di Mike, i Waterboys sono tornati insieme con un album, Book of Lightning, Steve Wickham (il suo sito web: www.stevewickham.ie) mostra che il suo violino è ancora caldo e vibrante, capace di romanticismo e di tenerezza. L’abbiamo raggiunto a Sligo. Ecco cosa Steve ci ha raccontato… 

Risonanza – Buon giorno Steve, il tuo ritorno con i Waterboys è stata una bella notizia per tutti coloro che hanno amato e amano la band. Come mai hai scelto di ritornare a suonare con Mike Scott? 

E’ stata una decisione veramente molto semplice. Mike e io abbiamo suonato un “concerto a due” a Sligo, qui in Irlanda, nel 1999, dopo molti anni che non avevamo l’occasione di esibirci insieme. E’ stata una notte molto speciale che ha riacceso il mio amore per la grande musica che abbiamo fatto insieme e mi ha probabilmente dato curiosità verso ciò che avremmo potuto fare nel futuro. Poi Mike mi ha chiesto di suonare un concerto con i riformati Waterboys a Dublino, nel 2000. Ho fatto la mia apparizione come “ospite” durante lo show e ho suonato un paio di canzoni, compresa Fisherman’s blues. E’ stato così piacevole che ho raggiunto Belfast il giorno dopo per suonare ancora. Da allora non abbiamo più smesso …  

 Risonanza – Nella tua personale “hit parade” quali sono i dischi e le canzoni in cui hai suonato che ami di più? 

In tutti questi anni ho suonato in oltre cento dischi e alcuni di questi hanno rappresentato momenti musicali veramente grandi e speciali. Alcuni di loro sono stati anche grandi successi, altri per niente. Scegliere alcuni di questi momenti a scapito di altri, non renderebbe giustizia a nessuno. Immagina di dover dire “questa montagna è più bella di quell’altra” o di dire a un bimbo “ti voglio bene più che a tuo fratello o a che a tua sorella….” 

Risonanza – Provo ad insistere: riesci a indicare dei momenti…”speciali”? 

Mi vengono in mente molti momenti musicali. Se parliamo dei Waterboys, Fisherman’s blues è pieno di questi momenti unici. Anche negli altri dischi dei Waterboys ho fatto esperienza di questi “momenti speciali”. Come nelle registrazioni di dischi come Too closet o heaven, Universal hall, Karma to burn, Room to roam e anche l’ultimo Book of lightning. Se pensiamo a singole canzoni, direi Custer’s blues, Too cloose to heaven, Saints and angels, Peace of Iona, Fisherman’s blues, The Pan within, Lonesome ol’ wind, Higherbound, Come live with me, As soon as I get home, Strange boat, Sweet thing. Ma sono troppe, e sono tutte troppo vicine per distinguerle… 

Risonanza – E nelle esperienze non-Waterboys? 

Fuori dai Waterboys sono stato benedetto da alcuni grandi momenti. Ho recentemente registrato alcune parti di violino per una canzone con Thea Gilmore per il suo nuovo disco, e credo sia stata una esperienza speciale. Molti di questi episodi per me importanti vanno completamente “senza notizia”. Ho fatto un disco con un amico chiamato Bern alcuni anni fa che mi ha fatto vivere momenti straordinari. Mi son divertito molto incidendo un disco di Sharon Shannon, Libertango. Alcuni anni fa mi hanno dato carta bianca per incidere gli archi su Since Kyabram, un disco del cantante irlandese Declan O’Rourke e anche li ho vissuto alcuni grandi momenti. Ho vissuto poi tempi speciali anche con gli U2, quando ho fatto il mio debutto discografico partecipando alla loro epica Sunday bloody Sunday. Insomma, come ho inciso tanti e tanti dischi e se mi metto a pensarci trovo delle cose importanti che riguardano ognuno di loro….

 

 

(Steve Wickham e Mike Scott in concerto)

Risonanza – So che hai una curiosità musicale particolarmente “avida”. Quale è la musica che ti emoziona attualmente? 

Recentemente sto ascoltando molto il sax di Lester Young. Lester suonava beebop ed è stato una delle grandi influenze su Charlie Parker. Inoltre ascolto molto Itzhak Perleman, grandissimo violinista. Recentemente ho comprato della grande musica klezmer a New York, dove ho trovato la Krakow Klezmer Band e il loro fantastico disco Bareshit. I miei gusti sono molto eclettici e aperti, un momento sono coinvolto in Iggy Pop e il successivo in Arvo Paart o Beethoven. Poi mi appassiono a scoprire musica folk dall’Italia, o dalla Lituania o dal Giappone…  

Risonanza – Uno dei più grandi pianisti del xx secolo, Glenn Gould, sosteneva che Bach è stato il più grande musicista di tutti i tempi. Cosa pensi di questa affermazione?

 Chi lo sa… In effetti Bach era grande. Come ho detto prima, sto ascoltando molto Lester Young e altri grandi musicisti Beebop. Io colgo frasi nelle loro improvvisazioni che sembrano derivare direttamente da J.S.Bach. Onestamente uso le suonate per violino di Bach come materiale su cui esercitarmi continuamente e sospetto che molti musicisti facciano come me. Questo rende l’esercizio quotidiano molto faticoso, ma anche molto divertente. Questa pratica deve aver influenzato in qualche modo il mio stile… 

Risonanza – Credi che la musica contemporanea – pop, rock, jazz, folk, musica irlandese…. – possa ancora raccontare l’umanità più autentica e profonda? 

La musica esprime tutto. La musica parla enormemente dell’umanità più autentica. Se vuoi sapere ciò che sta facendo l’umanità, ascolta il rumore che fa, il suono che esprime. I buoni artisti e musicisti sono semplicemente un canale attraverso cui si esprime lo spirito o l’anima di un “luogo e di un tempo”. Basta ascoltare il Chicago blues o il suono Motown o il Reggae o Tchaikovsky, i Clash o Pavarotti… 

Risonanza – Sei una persona religiosa?  

Le mie radici sono nella tradizione. Sono cattolico. Questa è la mia radice, la mia “nota di base”. Da qui…. ho camminato, mi sono mosso, molto tempo fa. Mi sono ri-piantato nelle viscere di Madre Terra e mi sono abbeverato con le preghiere degli Indiani d’America. Sono cresciuto con le canzoni degli Aborigeni australiani, ho danzato con i miei amici dell’Etiopia e sono stato benedetto con le preghiere di un grande maestro tibetano. Sono cresciuto. E ora sono abbastanza grande da riconoscere Gesù come mio vero fratello. 

Risonanza – E nel futuro di Steve Wickham cosa c’è? I Waterboys, altre band, altri progetti da solo… 

Di certo ci sono i Waterboys, abbiamo ancora tante date da fare quest’anno. Spero di venire in Italia presto a suonare. Adoro suonare in città come Venezia, Roma, Firenze. Noi restiamo in Europa per tutto ottobre, poi andiamo negli Usa in novembre, con dei progetti per suonare in Australia il prossimo anno. Poi vorrei registrare un altro mio album solo durante il prossimo anno… 

Risonanza – Ultima domanda: cosa è la felicità per te? E soprattutto… sei felice? 

………..la felicità è come la brezza del mare e il sorriso di un bambino. Si. Sono felice…. E tu? 

 Risonanza – Anche io……. 

 Walter Gatti

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