IL BLUES: RECENSIONE DI “SOUTHLAND”

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Bella sorpresa nel numero di dicembre de “IL BLUES”.
Una recensione firmata da LUCA ZANINELLO di SOUTHLAND.

La pubblico ad imperitura memoria. Thanks a lot, Luca che scrive cose bellissime e commenta positivamente le doti compositive dell’autore oltre che tante altre cose…


VALTER GATTI
Southland
Fono Bisanzio/VG 01 (I) -2016-

Il titolo non lascia dubbi sulla passione di Valter Gatti, radicata nel sud degli States, tanto che lui ama sottolineare che è nato in Italia, ma il suo cuore è nel profondo sud degli Stati Uniti: pur considerando i mitici Allman Brothers Band come la band di riferimento, l’album in questione ha solo una spruzzata di sonorità southern in senso stretto, privilegiando prevalentemente atmosfere folk blues. A caratterizzare ulteriormente le sonorità e gli arrangiamenti di questo album ci pensa la produzione di Michele Gazich, violinista di grande talento ben conosciuto anche in ambito internazionale: da questo sodalizio è nato l’album in questione, decisamente interessante per le molteplici influenze sfumature che esso propone.

Questo aspetto emerge prepotentemente nella title track introduttiva, dai tratti ipnotici e di grande atmosfera, grazie soprattutto al dobro di Paolo Costola, con Gazich che qui suona la viola, e all’insieme acustico particolarmente valorizzato anche dall’Hammond di Valerio Gaffurini. A seguire una delle due cover, la celeberrima “All Along The Watchtower”, di Bob Dylan che qui ha una connotazione molto vicina all’originale, pur nella rilettura molto personale; l’altra è l’altrettanto famosa “The Joker” di Steve Miller che, anche in questo caso, viene reinterpretata con una forte caratterizzazione acustica ben enfatizzata dall’uso della chitarra e del banjo.

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Per certi versi ci sorprende “Raffiche Di Vento”, più che altro per la scelta del testo in italiano, ma con due guest star del calibro di Chris Hicks, chitarra solista della Marshall Tucker Band, e Massimo Priviero al canto, il brano risulta essere uno dei più incisivi; altro ospite di rilievo è Greg Martin, chitarrista dei Kentucky Headhunters, che regala un pregevolissimo assolo in “Your Town”, blues dai contorni gospel.

Seguono quindi un paio di ballate molto intense come “Longlife Blues”, accattivante rock blues dal carattere religioso che parla dell’incontro con Gesù e della salvezza di chi si affida a Lui, seguito dalla delicata “Take Me As I Am”, dove il pianoforte offre un tessuto ottimale per far risaltare la voce di Valter. L’ultimo ospite straniero è il chitarrista Greg Koch che possiamo ascoltare in “Gloomy Witness”, che nuovamente ci ricorda il Dylan, epoca Hurricane, e che ci mostra il lato più rock di Gatti, ulteriormente enfatizzato nella successiva “In My Boots” dove ritroviamo la chitarra grintosa di Greg Martin.
La chiusura è affidata all’altra composizione in italiano, “Dove Sei”, una meditazione acustica scritta verso la fine degli anni ’90, sapientemente valorizzata dalle note dell’ottimo violino di Gazich e dalla chitarra di Valter.

Ci sembra di poter dire che questo viaggio nel sud degli States sia decisamente riuscito, in ognuna delle sue dieci tappe: sicuramente va dato atto a Gatti di aver scelto con cura le musiche e le sonorità che ci ha proposto, con un plauso particolare alle sue doti compositive e al contributo valido da parte di ogni singolo musicista. Un viaggio introspettivo sicuramente, ma che ha il sapore della condivisione con chi lo vuole intraprendere.

Luca Zaninello

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