2015: CINQUE MESI DA ASCOLTARE

Non si può dire che il sottoscritto abbia lasciato molti spunti in questa prima parte dell’anno, ma in ogni caso i primi mesi del 2015 se ne vanno e ci lasciano comunque alcune cose buone sullo scaffale discografico.

blackbirds
Ci sono album interessanti e da ascoltare con piacevolezza, come il nuovo prodotto di Mark KNOPFLER (nulla di trascendentale, ma gradevole), oppure il ritorno di Mike Scott e dei WATERBOYS con Modern Blues (anche qui: piacevole, senza esagerare).
Bob DYLAN rilegge monocorde le canzoni di Sinatra ed è il trionfo della noia, ma a lui si perdona di tutto. Molto meglio il nuovo lavoro di Robben FORD (Into the Sun) che non sbaglia mai per pulizia del suono e mix di influenze, oppure il southern rock dei BLACKBERRY SMOKE (di nuovo in pista con Holding All The Roses) o il soul blues di In the Mix di Bernard ALLISON, buon figlio chitarrista dell’illustre Luther. Niente male anche il disco del ritorno di Graham PARKER, MYstery Glue, ottima scrittura per un inglese sempre molto americano, così come è davvero bello I Can’t Stop, lavoro di Kurt Neumann e dei suoi BoDeans, probabilmente il migliore da Go Slow Down. Laura MARLING esce con Short Movie e ritorna alla buona scrittura di I Speak Because I Can, anche se conferma di non sapere se vuole essere se stessa, oppure Joni Mitchell, oppure Polly J. Harvey. Obbligatorie sono due citazioni live: da ascoltare ci sono Songs from the Road degli SPIN DOCTORS (dove diavolo erano finiti? disco poderosissssssimo che dimostra cosa dovrebbe essere il jam rock venato di funk) ed anche Live in Uk di Nick CAVE, su cui ritorneremo. Sempre in ambito southern c’è da segnalare il nuovo disco degli HOGJAW (Rise To The Mountain), interessante ma senza acuti, mentre il nuovo (ma vecchia registrazione) SCO-MULE (Scofield più Gov’t Mule) è un divertimento autostradale di bizzarra ispirazione. Più o meno nella stessa atmosfera si colloca il live di John Ginty, hammondista con Robert Randolph, con i Wiskeytown di Ryan Adams e con i Ratdog: Bad News Travels è un bel disco in direzione jamband. Per finire: ascoltare assssssolutamente la GRETCHEN PETERS di BLACKBIRDS, un gradino sopra……..Avvertenza: non ho ancora sentito (tra gli altri) il nuovo di JASON ISBELL…….

Ecco comunque i migliori, o quelli che potrebbero essere tali, della prima parte dell’anno: vedremo quanti di questi resteranno nella selezione di fine 2015.

heavy blues
RANDY BACHMAN – HEAVY BLUES
Da oltre dieci anni il canadese non incideva qualcosa di nuovo. Da molto più tempo Bachman non incideva qualcosa di così potente e convincente. Undici pezzi, un’attitudine rock-blues aggressiva e graffiante più che negli anni di onorata carriera con Guess Who? e BTO, con una serie di ospiti che rispondono al nome di Robert Randolph, Neil Young, Jeff Healey (una delle ultime sue registrazioni), Joe Bonamassa (è lui la seconda chitarra di Bad Child) e Peter Frampton. E’ proprio quest’ultimo a duettare efficacemente con Bachman nella title track. Finale rilassante con una perfetta We Need to Talk. Bellissimo album.

VICTOR KRUMMENACHER – HARD TO SEE TROUBLE COMING
Forse il suo Hard To See Trouble coming è stato il primo disco veramente convincente dell’annata. Ne avevo già parlato all’uscita, ma val la pena confermarlo: Victor Krummenacher è ormai un songwriter completo, come già aveva mostrato con PATRIARCH’S BUES e NOCTURNE. Qualità compositiva, maggior tenuta nella direzione complessiva del prodotto rispetto alla poliedricità dei Camper Van Beethoven, ottima voce. Bel disco!

STEVE EARLE – TERRAPLANE
Disco sfavillante di blues e roots music. Sentire Better Off Alone e King of the Blues per credere. Earle si concede anche un po’ di divertimento, ed anche di giocare al Cotton club (Baby’s Just As Mean As Me) tra Lyle Lovett e Merle Haggard.


DOUG MACLEOD- EXACTLY LIKE THIS
Doug sta vivendo (vicino ai 70anni) forse il periodo migliore della sua carriera immensa e nascosta. Il trionfo nei Blues Music Awards non è stato un caso. Per chi ama i riferimenti diciamo pure che in lui convivono il reverendo Gary Davis e Ry Cooder, The Band e Blind Willie. Un gospel-blues è il must del disco: Find Your Right Mind. Pensare che Live AT HIS GETS (il suo primo live) è “solo” del 1999: fa capire cosa abbia dovuto trascorrere per vedersi finalmente riconosciuto come un monumento della musica americana.

EMMYLOU HARRIS E RODNEY CROWELL – THE TRAVELLING KIND
Lavoro eccezionale per due stelle del country, con la produzione di JOE HENRY. Difficile dire cosa non funzioni: voci e interpretazioni, chitarre bellissime, canzoni tutte (ma tutte) di altissimo livello. Emmylou che canta No Memories Hanging Round e Higher Mountain, Rodney alle prese con un pezzo di Lucinda Williams (I Just Wanted to See You So Bad) sono forse le cose migliori, ma è tutto da voto altissimo…

JOE BONAMASSA – MUDDY WOLF LIVE AT RED ROCKS
Il live in cui Bonamassa incensa e glorifica le sue vere ispirazioni blues è finalmente un lavoro potente e senza autocitazioni noiose. Doppio Cd (e Dvd), racconta classici (Spoonful, You Shook Me, Double Trouble) e cose firmate da Bonamassa con una band impeccabile. Complimenti!

sesick steve
SEASIDE STEVE – SONIC SOUL SURFER
Stupenda sorpresa. Accompagnato dalla chitarra di Dickinson il drop out del blues incide un disco perfetto. Bluesman bizzaro e decisamente sottotraccia, Steve ha iniziato a incidere dieci anni fa, appena trapiantato dalla California alla… Norvegia. Questo disco ha tutta la potenza e l’incontenibile freschezza del delta e dell’autoproduzione. Slide guitars e bella scrittura sono la chiave di volta di un prodotto che ha gli episodi migliori in Dog Gonna Pay, nella stralunata Summertime Boy, nella delicatissima Right on Time e nella conclusiva Heart Full of Scars. Gioiello del disco è We Be Moving: voce e chitarra elettrica in fingerpicking.

JORMA KAUKONEN – AIN’T IN NO HURRY
Il nuovo lavoro di Kaukonen si apre come Nobody Knows You When You’re Up And Down, il resto segue. Disco registrato con lievità e divertimento. Citazioni dylaniane (Bar Room Crystal Ball) e atmosfera bluesy ovunque. Bluegrass ancient time quello di Brother Can You Spare A Dime, ma tutto il prodotto è variegato e convincent. Inutile dire che è ben suonato, visto che il quasi 75enne non ha bisogno di marchi di qualità…

Tom Russel

TOM RUSSEL – THE ROSE OF ROSCRAE
Lascio per ultimo quello che forse è il disco più bello (sicuramente il più importante) di questo primo scorcio di anno. Sempre più sicuro dei suoi mezzi, sempre più coraggioso, sempre più “intenzionale”, Russel porta a conclusione un progetto varato due decenni orsono. 52 canzoni, ospiti illustri e canzoni di repertorio da Johnny Cash a Gretchen Peters passando per Joe Ely: il tutto per raccontare una saga americana, la storia di un giovane irlandese che diviene fuorilegge nel duro Texas dei cowboy. Canzoni superbe (la titletrack, in doppia versione), capolavori di varia estrazione (Raglan Road, Just A Closer Walk With Thee, Gallo del Cielo, Jesus Meet the Woman at the Well), un caleidoscopio di ispirazioni che fa dal folk celtico al mexican. Un disco che è un’opera western: e Tom Russel si innalza sull’orizzonte della grande musica.

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