LEONARD COHEN: LA CANZONE DI LAZZARO

Lazzaro
E così Leonard Cohen ha deciso di regalarci un nuovo disco. A chi potrà piacere, mi sono chiesto, quel suo incedere lentissimo, quegli arrangiamenti quasi minimali, quella voce che va oltre il baritonale, quelle canzoni che sembrano fatte apposta per allontanare i nuovi adepti, i giovani avvezzi al BigMac e alla MTV way of life? Francamente non so rispondere e non so neppure se c’è risposta, visto che gli incontri accadono ben al di fuori delle predisposizioni. Una cosa e’ certa: non c’e radio italiana che programmi le canzoni di Old Ideas (invece per una buona recensione e’ sufficiente andare sul Sussidiario e leggerei quella di Paolo Vites). 
Leonard COhen

Si dira’: se e’ solo per questo tanti dischi non vanno in radio. Tanto per citarne un paio che negli ultimi giorni mi hanno parecchio colpito e che non passeranno mai e poi mai sull’etere: il nuovo prodotto dei Lambchop, cioè di Kurt Wagner (il cd e’: Mr.M) e il bizzarro progetto live di Mike Doughty, leader ora disintossicato dei Soul Coughing (The question jar show). Due prodotti interessanti, soprattutto il primo, con l’inafferrabile Kurt sempre più spinto verso una terra di morbidezza armoniche assolute, pur in quella vena di country-pop che e’ l’ambiente da cui tutto era partito.
Ma stiamo divagando. In comune c’è che quasi nessuno in Italia ascolterà questi prodotti. Men che meno un giovane-giovane.

Così pochi si troveranno a confrontarsi con un pezzo che mi ha dato mille emozioni e m’ha interrogato in mille sfaccettature: Show me the Place. Che dire: canzone di intensita’ pazzesca, cantata con fare se possibile ancor più lento del solito, con quella caduta in minore che drammatizza ogni strofa proprio sul tema del “were the suffering began”. E’ gia’ stato detto: e’ uno dei dischi più religiosi e spirituali di Cohen, e’ un disco in cui il vero protagonista e’ il sentimento del faccia a faccia con la morte. Tutto vero. Ma in Show me the Place le citazioni bibliche di Cohen raggiungono in un paio di momenti il livello immaginifico di Hallelujah. Due momenti, dicevo. Il primo e’ la storia vista dalla parte di Lazzaro: “aiutami a far rotolare via la roccia, non posso farlo da solo“. E’ Lazzaro che parla, da dentro il suo sepolcro. E a chi lo dice? A colui del quale si dice – e Leonard lo canta qui – “la parola si e’ fatta uomo” (….. il verbo si e’ fatto carne?).

Sbaglierò, ma Show me the Place e’ la canzone di Lazzaro. Mostrami il luogo dove tutto, vita e morte, sofferenza e luce, e’ iniziato. Mostrami l’uomo che da l’avvio al tutto. Mostrami il luogo, il posto, il momento e l’uomo che e’ parola fatta persona.

Da settimane e’ in circolo questa canzone. Da settimane penso che e’ il canto di uno che chiama, da dentro il sepolcro. Non possiamo spostare quella roccia da soli…..

Walter Gatti

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