KILA. LIVE IN DUBLIN

In uno degli ultimi viaggi son finito a Galway. Pioggia, vento e musica. Una sera sono finito dalle parti della Cattedrale. C’era gente che suonava ovunque e io con figlio ci siamo messi ad ascoltare un trio di rock-blues che se ne stava a suonare sotto una tenda di fronte al pubblico. Approfittando della pausa mi è venuta la solita idea balzana: sono andato a chiedere se potevo fare un paio di pezzi con loro. Risposta affermativa e così siamo andati di blues: divertimento enorme, mentre Peppe se la godeva un mondo, la moglie strabuzzava gli occhi e le figlie snobbavano come al solito (“questo papà rintronato….”). Ma tutto questo è solo un diversivo.

Entrando in un negozio mi son scelto un po’ di dischi e uno di questi è stato una scoperta assoluta. Sto parlando di KILA, LIVE IN DUBLIN. Kila è una band piuttosto corposa (sette elementi, come nella foto: non dico i nomi, tanto non dicono nulla a nessuno…) di cui la gran parte provenienti da famiglie di musicisti (tradizionali o classici). Che fanno? Musica celtica, musica irlandese, ma con una marcia in più impressionante, data da un approccio sperimentale, progressive, etnico e a volte jazzistico. Voci, violini, bodhran, uillean pipes, chitarre acustiche: ci sono tutti gli ingredienti abituali, ma assemblati in un modo diversissimo. Prendiamo Cabhraigi Lei (quasi tutti i pezzi sono cantati in gaelico…): parte con una chitarra e una voce, ma invece che svilupparsi come una irish ballad diventa una filastrocca cantata all’infinito come in un giro psichedelico. Oppure Luna park (dodici minuti), introdotta da una lunga serie di suggestioni percussivo-pianistiche, una suite orchestrale magica e onirica, piena di suggerimenti emotivi come in acquerello. 

Anni fa, parecchi anni fa (credo fosse il ’93) ero andato all’Interceltique festival di Lorient, sulla costa bretone. Li avevo acoltato e scoperto una delle più grandi band che mi sia mai accaduto di ascoltare, i GWERZ. Era una formazione di musicisti bretoni che generava un suono celtico fortemente jazzato: una delle più grandi cose mi sia mai capitato di ascoltare. Sono riuscito quella sera a comprare una audio-cassetta di un loro Live. Credo sia una cosa piuttosto rara, perché poi anche su web non ho mai trovato nulla. Ecco: i Kila non raggiungono lo stesso livello di emozione e stile, però siamo da quelle parti. Che bello scoprire quel che non si conosce. Che bello lasciarsi ancora affascinare. Che bello quel che c’è fuori, oltre, davanti……..

Walter Gatti

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