KEITH JARRET E COMPANY: L’EMOZIONE RESPIRA A FIRENZE

Teatro Comunale di Firenze, sede del Maggio Fiorentino, sera del 13 luglio. Molta gente riempie ordinatamente la platea, i loggioni e la galleria: tutto esaurito. Il palcoscenico è occupato dagli strumenti. Con soli 10 minuti di ritardo si abbassano le luci e parte un annuncio, prima in italiano e poi in inglese, con le richieste dei musicisti di spegnere i cellulari e non fare riprese fotografiche o video. Dal fondo del palcoscenico a destra escono in fila dall’ombra tre persone, le prime due molto alte la terza a testa bassa, e segue un applauso di benvenuto.Sono Gary Peacock, Jack DeJohnette ed in coda lui: Keith Jarrett. Inizia così l’evento dell’anno per gli appassionati di jazz, evento che è stato fino all’ultimo in dubbio e per il quale gli organizzatori (Pro­mopoint) hanno dovuto lavorare moltissimo per assecondare le richieste di Jarrett che, come è noto, non è proprio una persona facile. Ma il lavoro è stato ben ripagato visto che tutto è andato bene: nel bellissimo teatro fiorentino si è esibito uno dei più importanti gruppi della scena jazz internazionale, assente da Firenze da molti anni ed in genere poco generoso di concerti, in un ottimo ed applauditissimo evento.

Torniamo alla serata: finito l’applauso di benvenuto i musicisti si avvicinano ai loro strumenti, da sinistra a destra pianoforte a coda lunga, contrabbasso e batteria – in posizione stranamente avanzata: Jarrett, in una posa quasi da chirurgo, rimane qualche secondo in piedi davanti alla tastiera, si toglie l’orologio che posa sul coperchio del pianoforte e guarda al suo interno, come a controllare che tutto sia a posto, del suo Steinway sottoposto a duro accordo. È vestito di scuro con uno stravagante panciotto sgargiante e porta, per tutta la durata del concerto, occhiali scuri. Verificato che anche gli altri due compagni di trio sono a posto, si siede e comincia a suonare prima da solo per poi essere seguito dagli altri due strumenti. Musica fluida, piacevole, intervallata da applausi, che fa scorrere velocemente la serata che si compone di due parti, un paio di rientri per i bis ed un rientro eccezionale per il terzo bis richiesto da una standing ovation. Vengono eseguiti molti standard ed altri pezzi originali del trio.Jarrett sembra insofferente sulla panca: suona da seduto inchinato a testa bassa sulla tastiera nella sua tipica posizione o completamente spostato all’indietro a braccia tese, a volte in piedi come un tastierista rock e spesso aggiunge i suoi mugolii al suono del pianoforte. Al momento degli applausi annuisce ma sempre rivolto al pianoforte, mai al pubblico. La musica è eccezionale, piena, pervasiva anche se, a voler essere critici, manca un po’ di improvvisazione e velocità. Il pubblico dimostra di gradire e Jarrett è meno “antipatico” del solito, prende anche il microfono per confessarci “This is the art of the trio” ed alla fine del concerto, al momento degli inchini, sorride.

Il trio, che suona assieme dal 1983 ed ha realizzato per la prestigiosa etichetta tedesca ECM moltissimi lavori, è ben collaudato e l’intesa è massima. Tutti e tre i musicisti hanno alle spalle esperienze importanti: Keith Jarrett (classe 1945) è un bambino prodigio e già a vent’anni inizia a suonare in importanti band con Art Blakey, Charles Lloyd, Charlie Haden, Paul Motian fino alle collaborazioni che hanno segnato la sua carriera con Miles Davies, Herbie Hancock e Chick Corea. Nel 1971 inizia il sodalizio con la ECM (fondamentale la registrazione del Concerto di Colonia del 1974) con cui stampa tutte le sue opere con il TRIO. Gary Peacock (classe 1935) inizia la sua carriera nella West Coast alla fine degli anni ’50 per poi trasferirsi a New York negli anni ’60 dove suonerà, tra gli altri, con Bill Evans, Miles Davis, Archie Shepp e Sonny Rollins. Moltissime sono le sue collaborazioni (Sarah Vaughn, Chick Corea, Joe Henderson, Michel Petrucciani, Don Pullen e Bill Frisell) ma il suo nome è indissolubilmente legato a quello di Keith Jarrett. Jack DeJohnette (classe 1942) studia musica classica e pianoforte prima di arrivare alla batteria. Moltissime sono le sue collaborazioni giovanili (Jackie McLean, Betty Carter, lo stesso Jarrett nel Charles Lloyd Quartet, Bill Evans, John Coltrane, Thelonious Monk, Stan Getz, Miles Davies) che lo preparano alla costruzione di sue band: New Directions con John Abercrombie, Eddie Gomez e Lester Bowie, Special Edition, e Gateway Trio con Dave Holland e John Abercrombie. Serata da ricordare questa di apertura del Festival “Live On” di Firenze.

Luglio 2009, Davide Palummo 

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