WOODSTOCK, UNA STORIA DI PERSONE. 1: JOHN, JOEL, ARTIE E MICHAEL


Sono trascorsi quarant’anni dal 1969, anno dell’uomo sulla Luna e del festival di Woodstock.  A metà agosto di quell’anno oltre 500.000 americani furono spettatori di una kermesse musicale senza precedenti, dando vita all’evento rock più celebre della storia.  Un evento spesso osannato per i suoi significati generazionali o “rivoluzionari”, ma di cui, forse, nessuno ha raccontato le “storie umane”.  Ci ho lavorato su, ho raccolto storie, ho messo insieme suggestioni dai libri “di testo”, ho intervistato alcuni dei protagonisti. Ed ecco A PUNTATE, senza miti o riverenze, la storia di quel che è successo prima, durante e dopo, a Woodstock e alle persone che ne sono state protagoniste…

Erano quattro ragazzi. Il più vecchio aveva 26 anni. I loro nomi erano (e sono) John Roberts, Joel Rosenman, Artie Kornfeld and Michael Lang. John Roberts era ricchissimo. Aveva un conto in banca smisurato, grazie alla fortuna di famiglia, che gestiva da decenni una linea di produzione di dentifrici e cose di bellezza (avete presente la Block Pharmaceutical? Ecco, lui). Era laureato, non era un fan del rock ed era piuttosto elegante e distinto. In anni in cui i ragazzi si facevano crescere i capelli lunghi e vestivano solo jeans, lui era un fanatico dell’ordine e dell’american way of life. Aveva un amico, laureato in legge, di due anni più giovane, Joel Rosenman, figlio di un celebre e ricchissimo dentista newyorkese, che suonava la chitarra in band più o meno occasionali.

Joel e John si erano incontrati giocando a golf e si erano messi a discutere su cosa fare insieme nel futuro, mettendo in comune soldi, idee bizzare, voglia di sfondare. Dapprima si erano concentrati sull’ipotesi di fare della produzione televisiva, poi del cinema, ma non ne volevano sapere di raggiungere Hollywood e la California.
Da soli non trovavano uno spunto che stesse in piedi, così decisero di cercare idee per la strada e nel marzo del 1968 pubblicarono un celebre annuncio sul New York Times e sul Wall street journal: “Young Men With Unlimited Capital looking for interesting, legitimate investment opportunities and business propositions”. Alcuni flash: Giovani con capitali illimitati. Cercano opportunità di investimento. Proposte di business. Risultato: migliaia di risposte.

Nel marzo del ’68 Michael Lang aveva 22 anni e stava organizzando il Pop Festival della Florida, un evento destinato a diventare uno dei più affollati del primo periodo rock. A sentire Jimi Hendrix, Frank Zappa, Chuck Berry e Steppenwolf ci andarono 40.000 persone tra il 18 e 19 maggio, meno dei quasi sessantamila del capostipite di tutti i festival, quello di Monterey, organizzato da Lou Adler in California, ma sempre un numero importante. Nello stesso periodo Artie Kornfeld aveva 25 anni ed era il vicepresidente della Capitol records. Era il più giovane manager discografico della storia americana nella sua posizione. Scriveva canzoni, ascoltava nuovi gruppi, fumava hashish in dosi importanti.

Lang e Kornfeld si incontrarono alla fine del ’68 per parlare d’affari musicali, ma l’avvocato di Artie gli segnalò di occuparsi di quella famosa inserzione, “Young Men With Unlimited Capital”. La cosa li incuriosì. Roberts, Rosenman, Lang e Kornfeld si incontrarono per la prima volta verso la metà di febbraio del ’69, nell’appartamento che i due “ricconi” condividevano sull’83esima a Manhattan. John e Joel erano in camicia stirata e bei pantaloni di pregio. Artie e Michael avevano capelli lunghi e non erano particolarmente in ordine. Una sorta di incontro tra differenti razze animali, ognuno impegnato a scrutare l’altro, la sua origine, il suo pianeta di provenienza.

Lang e Kornfield raccontarono un’idea che c’entrava con la musica rock, ma che era ancora troppo vaga e che andava da mettere in piedi uno studio di registrazione nei boschi di Woodstock, a dar vita a un happening musicale con i folksinger del Greenwich Village, roba stravagante e imprecisa… I due giovani businessmen erano incuriositi, ma volevano una proposta scritta, che i due musicofili non avevano. Decisero di rivedersi con un progetto in mano. Al secondo appuntamento, un paio di settimane dopo (verso il 20 febbraio: giusto 40 anni fa….), iniziarono a parlare di cose concrete e iniziò a circolare l’idea di dar vita a un concerto da 100.000 persone, budget 500.000 dollari, con i migliori musicisti della cultura hippy.

Woodstock rimaneva la loro location preferita. Perché Woodstock? Per molti motivi: perché la contea di Ulster è da sempre terra di artisti, perché lì si era rifugiato Dylan, perché era a meno di 100 miglia da Manhattan. Il mese di febbraio fu speso nei particolari, ma ormai la strada era tracciata. Il 7 marzo i quattro firmano l’accordo: nasce la “Woodstock Ventures Incorporated”.

Obiettivo: un festival rock “nell’area di Woodstock”, durante l’estate del ’69. La società prende sede a New York, sulla 57esima. Il primo atto è assumere sei persone, tra cui Danny Goldberg (un ragazzino, poi diventato discografico tra i più importanti del pianeta).

L’avventura del più importante festival della musica rock è iniziata.

(Walter Gatti)
Le puntate della Storia sono pubblicate anche su www.ilsussidiario.net

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