LE DOMANDE DEGLI U2

 Sugli U2 esiste una vastissima letteratura, saggi, persino tesi universitarie. Ma, al di là degli approfondimenti degli addetti ai lavori, di rado ci si lascia realmente interrogare dal percorso umano, oltre che artistico, compiuto dai quattro irlandesi. A partire dal 1976, con quell’avviso affisso in bacheca alla Mount Temple School di Dublino (il destino nel nome: Temple Mount, a Gerusalemme, è uno dei luoghi più sacri ed insieme più “esplosivi” del mondo) per formare un nuovo gruppo, la loro storia, segnata dalle liriche di Bono – comunque inseparabili dalle musiche che le sostengono – è costellata di domande radicali, dense di inquietudine e di ricerca di significato.
In attesa che l’ormai imminente “No line on the horizon” fornisca nuovo materiale e sveli qual è il prossimo passo compiuto dagli U2, vale la pena ricordare alcune delle loro “great questions”, magari annidate in canzoni meno conosciute di altre:

Un giorno morirò/La scelta non sarà mia/Sarà troppo tardi?/Non puoi opporti al destino.
(Boy, Out of control)

Chi ha rotto la finestra/Chi ha abbattuto la porta?/Chi ha strappato la tenda/E chi ne ha giovato?/Chi sana le ferite?/Chi  guarisce le cicatrici?/Apri la porta, apri la porta. /Non ritornerai domani?/Non ritornerai domani?/Ritornerai domani?/Posso dormire stanotte?
(October, Tomorrow – scritta dopo la morte di sua madre, ndr)

Oh, cantare questa canzone mi fa arrabbiare/Non sono arrabbiato con te./E’ tutto qui?
Oh, cantare questa canzone mi fa felice/Non sono felice con te./Oh, cantare questa canzone mi fa ballare./E’ tutto qui?

(October, Is that all?)

Lascia risuonare le campane/C’è rimasto niente?/C’è, c’è niente?/Non c’è rimasto niente?/E’ onestà ciò che vuoi? (….) Un nuovo cuore è ciò di cui ho bisogno/Oh Dio, fallo sanguinare/C’è rimasto niente?
(War, Like a song)

Io canterò, canterò una canzone nuova/Per quanto dovrò cantare questa canzone?
(War, 40)

Ti vedo guardare fisso nello spazio/Mi sono avvicinato ora ?/Dietro, oltre il viso ?
(The unforgettable fire, Promenade)

Cosa faremo ora che tutto è già stato detto?/Nessuna idea nuova qui, e tutti i libri sono stati letti
(Achtung baby, Acrobat)

Ti senti amata ? Ti senti amata ?/E sembra il sole ma si sente come pioggia
(Pop, Do you feel loved?)

Ti ho conosciuta?/Ti ho mai conosciuta perfino allora?/Prima che gli orologi iniziassero il tempo/
Prima che il mondo fosse creato

(All that you can’t leave behind, Wild honey)

Ti ho vista camminare senza paura/Ti ho vista negli abiti che ti eri confezionata/Riesci a vedere la bellezza dentro di me?/Cos’è successo alla bellezza che era dentro di me?
(How to dismantle an atomic bomb, City of blinding lights)

Yahweh, Yahweh/C’è sempre dolore prima che nasca un bambino/Yahweh, dimmi ora/Perché c’è buio prima dell’alba?
(How to dismantle an atomic bomb, Yahweh)

Amore, morte, dolore, senso, origine e destino…. Ogni domanda, ogni canzone, apre una finestra di interrogativi e di possibilità. Ad ogni modo, uno dei lati interessanti di questa band è che le domande non sono mai retoriche o compiaciute, né puro esercizio di stile. Aprono invece ferite brucianti, che nessuna astrattezza può pacificare. Allora sarà interessante continuare a rinvenire, nella loro opera, tracce di risposte su cui può poggiare un cammino realmente umano, pieno di speranza. Per arrivare a vedere cosa c’è “on the horizon”….

(Fabio Brumani)

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