A NIGHT WITH… THE CHICO O’FARRIL AFRO-CUBAN JAZZ ORCHESTRA

 Durante le feste, con i figli in giro per casa, siamo andati a sentire della buona musica. A New York di buona musica ce n’e’ sempre. L’unico problema e’ che ogni volta si spendono dei bei soldi. E per me, che a NYC ci vivo, non c’e’ neanche il beneficio dell’Euro … La musica di New York, la sua soundtrack, e’ senz’altro il Jazz. Ma il jazz e’ un mare magnum. Difficile dire dove cominci e dove finisca, molto facile perdercisi in mezzo. Mia moglie l’avevo gia’ da tempo introdotta ai misteri di questa musica. Ha ceduto facilmente. E’ anche una questione di eta’. In any case aveva ceduto di schianto quando l’avevo portata a sentire la “Mingus Big Band” al Fez (che ora ha chiuso – anche a New York chiudono i posti storici). Ma con i figli e’ sempre stata dura anche solo metter su un cd di Coltrane o Miles Davis. Allora bisognava cercare un approccio meno traumatico. La musica “live” si rende sempre piu’ attraente di quanto possa esserlo su cd, ma occorreva in ogni caso trovare un punto di passaggio tra la loro “sensibilita’ musicale” (or lack of it) ed il jazz. Cosi li ho portati tutti (con tanto di morosi e mariti) al Birdland (altro locale storico di Manhattan) a sentire “The Chico O’Farrill Afro-Cuban Jazz Orchestra” (per saperne di più leggi quest’intervista: http://www.youtube.com/watch?v=dpMM2Zb_F0w). Jazz si, ma con del gran ritmo. Fiati (tre trombe, quattro tromboni, quattro sassofoni), percussioni (due), batteria, basso e Arturo O’Farrill (figlio di Chico) al pianoforte. Sapevo chi erano, ma non ero mai stato a sentirli. Ci sono alcune “big bands” che suonano regolarmente in un determinato posto nel tal giorno. “The Chico O’Farrill Afro-Cuban Jazz Orchestra” e’ una di queste – ogni Domenica sera al Birdland (se vuoi vedere qualcosina di questo appuntamento succulento e sulla Band, clicca su youtube: http://www.youtube.com/watch?v=dpMM2Zb_F0w.
I jazz clubs sono posti speciali. Piccoli, sovraffollati in platea cosi come sul palco dove la quindicina di musicisti sembrano glued up together per non cascar giu’. Si beve. Manca solo – da qualche anno – la puzza del fumo. Manca proprio.
E la musica? Affascinante, a tratti travolgente, perche’ il ritmo ti fa’ perdonare anche l’incapacita’ di capire il senso di quegli assoli che potrebbero sembrare senza capo ne’ coda. Prima che cominciassero a suonare avevo dato alla truppa una indicazione di fondo. “Vedrete”, avevo anticipato, “ci saranno momenti musicali in cui tutti viaggiano insieme. Il fraseggio talvolta potra’ sembravi strano, ma con quelle percussioni li riuscirete a tenere il filo del ritmo, e quindi il filo del brano. Poi ci saranno gli “assolo”. Quelli potranno sembrarvi addirittura astrusi. Ma cosa sono in verita’? Sono il modo in cui ogni musicista fa’ proprio quel che sta suonando, interviene e dice la sua su quel che si sta suonando. In un modo che – volendo fare un paragone con la piuttura – definiremmo astratto.” – Eccola li l’avventura del jazz, per chi lo suona e per chi l’ascolta. Andare “oltre l’apparenza” per scoprire la profondita’ non apparente delle cose. Non e’ sempre cosi. Ma Chico O’Farrill (madre Cubana e padre Irlandese) questo l’aveva capito bene.  

Riro Maniscalco 

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